Windows o Linux? Cosa scegliere?
7 minuti di lettura
Quale Sistema Operativo scegliere?
Chi vincerà la dura guerra tra i due sistemi operativi?
Cerchiamo di analizzare con approccio distaccato i pregi e i difetti di entrambe le piattaforme nei diversi campi di applicazione e di scoprire come stanno veramente le cose.
Va bene, lo ammetto, io sono un "simpatizzante" Linux e Open Source ma vorrei evitare di trattare l'argomento con atteggiamento da "guerra di religione". Non è sempre tutto o bianco o nero (purtroppo) e spesso la scelta di un software o, come nel caso di questo articolo, di un sistema operativo deve tener conto di un gran numero di variabili, differenti da caso a caso.
Per affrontare l'argomento con "metodo scientifico" ma senza spingermi troppo in dettagli tecnici vorrei semplificare l'analisi osservando, dal punto di vista del consulente informatico, tre casi "tipici":
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Utilizzo come client in azienda
Iniziamo con una dichiarazione obiettiva: anche se negli ultimi anni Linux ha fatto passi da gigante nell'avvicinamento all'utente finale migliorando l'interfaccia grafica e rendendo molte procedure maggiormente "user friendly", è ancora un po' indietro rispetto al prodotto di Bill Gates in termini di facilità di utilizzo da parte di utenti non esperti.
Questo fatto però può non costituire un ostacolo in quelle aziende in cui l'utente finale debba utilizzare soltanto alcune applicazioni "standard" come LibreOffice, un web browser o un email client. Oppure in quei casi in cui l'utente debba utilizzare software appositamente scritti per Linux.
Invece ne sconsiglierei l'utilizzo in tutti i casi in cui sia richiesta una compatibilità al 100% con il mondo Microsoft, sia per necessità di scambio documentale con altre aziende o altri utenti, sia perché l'azienda ha deciso di utilizzare dei software nativi Windows che potrebbero non girare sotto Linux. Scrivo "potrebbero" perché alcuni software Windows girano sotto Linux meglio di quanto farebbero se installati su una macchina Windows.
Non sono rari i casi in cui mi è capitato di notare che un software disponibile sia per Windows che per Linux, girasse molto, molto, molto più velocemente su Linux installato su una Macchina Virtuale ospitata da Windows rispetto alla versione per Windows!
Ma questo non è vero in tutti i casi.
Utilizzo come client in casa
Per l'utilizzo casalingo valgono più o meno tutte le considerazioni fatte per l'utilizzo in azienda con due ulteriori riflessioni:
- In casa difficilmente si ha a disposizione un tecnico che ci possa aiutare a risolvere eventuali problemi, come invece accade in azienda.
- Nel caso di utilizzo "condiviso", il livello di competenze informatiche e le esigenze in una famiglia sono maggiormente "differenziate" rispetto a quelle presenti in un'azienda. Tra il pargolo e il nonno passano due generazioni di evoluzione informatica e di facilità di adattamento al "nuovo".
Linux però può essere un'ottima scelta per recuperare quel computer che abbiamo riposto in soffitta, troppo vecchio per far girare "l'elefante" Microsoft ma ancora perfettamente utilizzabile con una "libellula" Linux, riuscendo così a sfruttare ancora un oggetto per qualche anno prima di farlo finire in discarica a inquinare il nostro già devastato pianeta.
A tal scopo ti consiglio di leggere il mio articolo Come velocizzare il PC senza spendere troppo?, che spiega proprio come "resuscitare" un vecchio PC e continuare a utilizzarlo quasi come se fosse nuovo, con pochissima spesa.
Utilizzo come server in azienda
Questo è il sicuramente miglior campo di applicazione del "Pinguino".
Durante i miei tre decenni di attività lavorativa sono stati rari i casi in cui non è stato possibile completare con successo una migrazione di servizi basati su Windows Server a servizi basati su Linux, con più che sensibile vantaggio economico (e spesso anche in termini di prestazioni) per l'azienda.
È chiaro che, nel caso in cui l'azienda decida di affrontare questo passo, deve prevedere un'adeguata selezione del personale IT perché, mentre è abbastanza semplice trovare figure in grado di mettere le mani su un server Windows (almeno finché tutto funziona), non è altrettanto semplice reperire sistemisti Linux o addirittura "multipiattaforma" , persone in grado di passare dal "vi" al mouse e viceversa senza problemi.
Inoltre, questi rari specialisti non costano poco ma il prezzo della loro professionalità è, a mio parere, completamente compensato dai vantaggi che un supporto interno così flessibile potrebbe offrire all'azienda.
Personalmente ritengo che il vantaggio principale nell'utilizzo di un software o di un OS Open Source (gratuito o a pagamento che sia) consista nell'enorme quantità di informazioni tecniche e di appassionati disposti a dare una mano in caso di problemi reperibili su web, informazioni che invece Microsoft tiene ben custodite nei suoi forzieri, insieme ai soldi delle licenze.
Alcuni anni fa, appena assunto in un'azienda, chiesi al mio capo come mai avessero scelto Windows per i server invece di Linux. Lui mi rispose «Perché io conoscevo quello!».
Beh, per farla breve, dopo il primo anno riuscii a far risparmiare a quell'azienda circa 150k€ di licenze Microsoft non rinnovate senza intaccare minimamente la quantità e la qualità dei servizi.
La stessa persona, in occasione di una mia presentazione di un altro software Open Source (un CRM), obiettò che quel software non faceva tutto ciò che faceva il suo equivalente Microsoft.
La mia risposta fu semplice e diretta: «Si, è vero, ma questo software fa tutto quello che occorre a quest'azienda e le fa risparmiare ogni anno una cifra uguale ai nostri due stipendi messi insieme. Questo vuol dire che già solo operando questo cambiamento possiamo andare a casa sapendo di esserci guadagnati la "pagnotta"!»
Questo per far capire che spesso le aziende si affidano a persone anche competenti, ma con scarsa disponibilità a imparare cose nuove e sperimentare alternative che possano alleggerire il budget aziendale. Preferiscono andare sul "sicuro" e utilizzare il conosciutissimo Windows (ammesso che le parole "sicuro" e "Windows" nella stessa frase non costituiscano un ossimoro ) piuttosto che documentarsi sull'esistenza di strade alternative e allestire un processo di collaudo, magari limitato a pochi utenti, prima d'implementare la nuova soluzione in Produzione.
Spesso c'è anche un timore nei confronti del "rischio": se qualcosa va storto con Microsoft ci si può sempre discolpare dicendo «Io ho scelto la piattaforma più diffusa al mondo. Non è colpa mia se ci sono dei bug. Prendetevela con Microsoft!». È invece più difficile giustificare un fallimento dopo aver tentato di far girare «quella cosa strana che puoi installare gratuitamente. Se è a costo zero è sicuramente una porcheria! Perché l'hai scelta?»
Infatti, molti dei pregiudizi nei confronti dell'Open Source presenti in molte aziende nascono proprio da una serie di equivoci che bisognerebbe sfatare. I primi che mi vengono in mente sono questi tre:
- Un software Open Source non è necessariamente gratuito. Open Source indica soltanto che il codice sorgente è, appunto, "aperto" e visionabile (e spesso modificabile) da chiunque.
- Anche se un software Open Source è gratuito non vuol dire che abbia un costo zero. Il software infatti, con ogni probabilità, è costato migliaia di ore di lavoro di tantissime persone sparse sul pianeta, forse molto di più del suo equivalente Microsoft, in termini di ore/uomo.
- L'ultimo pregiudizio, ma forse il primo in ordine d'importanza, è che se un server MS smette di funzionare, anche 10, 20, 30 volte al mese nessuno dice nulla e tutto è ritenuto "normale" mentre se a dare problemi è un server Linux che funziona ininterrottamente da due o tre anni allora sono tutti pronti a scagliarsi contro colui che ha deciso di utilizzare quel "coso strano che capisce solo lui".
Ma, come dicevo nell'introduzione, Linux non è sempre la scelta migliore, anche per i server aziendali. Infatti ci sono situazioni nelle quali l'ambiente Windows e le sue applicazioni sono così profondamente radicati nell'azienda che, ammesso che esistano equivalenti Linux per tutti i software in uso, Open Source o meno che siano, un piano di migrazione costerebbe un'enormità di tempo e denaro e oggettivamente sarebbe da pazzi avventurarsi in un processo che difficilmente vedrebbe un rapporto costi/benefici favorevole, anche sul lungo termine.
Ma tanti, troppi sono i parametri da valutare per esaurirne l'analisi in questo articolo. L'importante è ricordarsi che non esiste un'unica strada e che, anche una volta scelto di orientarsi verso Linux, tante sono le distribuzioni: CentOS, Fedora, Ubuntu, Debian, Slackware e tante altre, ciascuna con le sue caratteristiche che possono renderla più o meno adatta ai diversi scopi.