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Alfabetizzazione Informatica in Italia: perché siamo indietro?

L'Alfabetizzazione Informatica non è più rinviabile! È già troppo tardi!

Alfabetizzazione Informatica

L'Alfabetizzazione Informatica in Italia sta manifestando un livello di gran lunga inferiore a quello di altri Paesi europei ma la colpa non è, come si potrebbe pensare, tutta della popolazione "ignorante" (nel senso che ignora, cit. ).

La responsabilità maggiore, secondo me, ricade sulle Istituzioni, a partire da quella scolastica, fino ad arrivare ai politici che, nel corso dei decenni, hanno occupato gli scranni del Governo.

Infatti, questo è il paese in cui si prende un modulo cartaceo, se ne fa una scansione in PDF e la si rende scaricabile da un sito della Pubblica Amministrazione attribuendole il nome di "informatizzazione", con la convinzione che basti chiamarla in questo modo per conferirle il potere magico di rendere più efficiente la burocrazia.

Invece, l'unico risultato ottenuto è quello di non dover più arrecare disturbo agli indaffaratissimi dipendenti pubblici per avere una copia cartacea di quel modulo, che dovremo comunque scaricare, stampare, compilare e spedire (o consegnare a mano).

Ma un ruolo chiave, in questo teatrino dell'inefficienza, lo interpretano anche alcuni sedicenti manager.
Ricordo perfettamente, come pugni in faccia, alcune affermazioni che mi è capitato di sentire nel corso della mia trentennale carriera come lavoratore dipendente:

  • «L'informatica non ha futuro, è soltanto un modo per complicare la vita di chi vuole lavorare!» (anni '90, capo reparto di una grande azienda italiana)
  • «In un'azienda non servono i computer! Bastano una macchina da scrivere e una calcolatrice!» (anni '90, capo reparto della filiale italiana di una multinazionale, tra le più tecnologicamente avanzate del mondo)
  • «Da oggi non voglio più vedere i documenti sui computer! Voglio veder girare soltanto fogli di carta!» (presidente di una S.p.A. con oltre 200 dipendenti, poi fallita, ovviamente) e parliamo dei primi anni del 21° secolo in un'azienda che avrebbe dovuto vendere ai suoi clienti tecnologie innovative!

Potrei continuare per ore a compilare questa lista di citazioni di "pensieri illuminati" ma credo che queste tre siano sufficienti per capire che, soprattutto in Italia, l'avversione verso il cambiamento e la paura nei confronti di ciò che non si conosce, hanno sempre giocato un ruolo prioritario in molte realtà industriali e commerciali.

Ho già raccontato alcuni esempi d'inefficienza nel mio articolo "Processi aziendali in Italia" ma, affrontando l'argomento in senso più generale, vorrei descrivere quali sono, secondo me, i problemi di fondo responsabili della scarsa alfabetizzazione informatica italiana.

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La scuola

La scuola

La scuola ha, o forse è meglio dire avrebbe, la responsabilità di formare i ragazzi fornendo loro i mezzi per affrontare il futuro imparando dal passato.

Non ho figli, quindi non posso sapere come stanno effettivamente le cose oggi, ma ricordo perfettamente com'era la situazione quando io ero uno studente delle superiori, all'inizio degli anni '80.

Ho frequentato uno dei migliori istituti tecnici della Capitale e, come in ogni scuola, c'erano insegnanti ottimi ma anche insegnanti pessimi. Tutti, però, avevano una cosa in comune: erano limitati da un programma arretrato di almeno 20 anni!

Era l'epoca in cui l'elettronica digitale iniziava a diffondersi, ma i libri di testo insistevano sulle valvole termoioniche, sicuramente importanti ma ormai in avanzata obsolescenza. E quei libri terminavano con un breve accenno ai transistor e ai circuiti integrati.

Arrivò il momento in cui compii 18 anni, diventai maggiorenne e con la maggiore età arrivò anche il mio periodo "ribelle" che mi consegnò una meritata bocciatura al quarto anno.

Nonostante i "drammi" famigliari conseguenti, ancora oggi benedico quella bocciatura perché l'anno successivo cambiammo insegnante di Radioelettronica e il nuovo arrivato (a quel tempo un ragazzo sui trentacinque anni di età), all'inizio dell'anno, ci presentò uno strano quanto importante e coraggioso quesito:

«Volete superare l'esame con un buon voto oppure volete imparare qualcosa che vi servirà nella vita? Ve lo chiedo perché le due cose, purtroppo, non sono compatibili!»

Il suo riferimento all'avanzata obsolescenza dei programmi didattici era chiarissimo e, messa al voto la richiesta, la grande maggioranza decise per la seconda opzione.
Fu così che studiammo velocemente i capitoli del libro di Radioelettronica (che ormai sembrava più un libro di storia) e poi affrontammo la più moderna Algebra Booleana e l'Elettronica Digitale, sia dal punto di vista teorico che come esperimenti pratici di laboratorio, arrivando a costruire e programmare una scheda basata su processore Motorola 14500 (processore a 1 bit!!!).

Fu proprio grazie a quel Professore, così coraggioso da ignorare i diktat ministeriali, che noi tutti pochi fortunati studenti di quella sezione, ottenemmo un vantaggio professionale rispetto ai nostri meno fortunati compagni, per tutti gli anni a seguire.

Ah, devo dire anche che, nonostante la "deviazione" dal programma, riuscii a conquistare un voto di 45/60 all'esame di maturità!

Il punto è che d'insegnanti così coraggiosi dovrebbero essercene di più, insegnanti che si prendono la responsabilità d'istruire i propri studenti su ciò che è meglio per loro, in attesa che la politica si svegli e si adegui ai tempi.

E non basta mettere uno Smartphone o un Tablet in mano a un ragazzo, perché sarà utilizzato soltanto per ciò che, in quel momento, sembra importante per lui: i Social Network e i videogiochi.

È importante spiegare cosa c'è "dentro", cosa succede quando si schiaccia quel tasto e, soprattutto, quali sono le possibili conseguenze delle azioni compiute.

Sempre parlando di "scuola" ma pensando a una platea diversa, sono anni che cerco di organizzare nel mio quartiere "corsi di alfabetizzazione informatica per anziani" ma, nonostante una certa attenzione da parte dell'eccellente Comitato di Quartiere, non sono ancora riuscito a mettere insieme tutti i pezzi del puzzle.

Gli anziani sono forse la parte maggiormente colpita dalla rapidissima evoluzione degli ultimi decenni perché, nonostante la grandissima buona volontà che li contraddistingue, per loro è difficilissimo superare il "doppio salto" a cui hanno assistito, inermi, nella loro vita: quello tecnologico e quello logico.

Infatti, la maggior parte di loro non dovrebbe imparare soltanto che, al posto di una leva o una manopola, oggi c'è un "click" (salto tecnologico), ma anche che cliccare nello stesso posto o schiacciare lo stesso tasto non ha sempre gli stessi effetti, a causa delle "azioni contestualizzate" (salto logico).

Basti pensare al tasto destro del mouse e al menu contestuale: a seconda del programma che si sta utilizzando, della schermata di quel programma in cui ci si trova e a seconda del punto della schermata in cui si fa "click", il contenuto e le funzioni del menu contestuale cambiano.

Oggi non è più sufficiente leggere un libretto d'istruzioni in cui c'è scritto "Per alzare il volume, premere il tasto 4, per abbassarlo premere il tasto 3." perché quei tasti (ammesso che ce ne siano) cambiano continuamente funzione, a seconda del contesto.

Questo può essere un ostacolo enorme per chi è abituato da una vita a utilizzare una manopola o una leva per ogni singola azione.

E allora perché la Scuola, anziché tenere le aule e le attrezzature inutilizzate per 3/4 del tempo, non le sfrutta per fornire a queste persone la cultura necessaria per vivere in questo mondo moderno?

Non è un problema di costi perché, se non si dovessero tenere aperti degli uffici appositamente per queste persone, il risparmio di denaro per la Comunità sarebbe enorme e questi fondi potrebbero essere destinati all'Alfabetizzazione Informatica, per insegnare a quelle persone in età avanzata come pagare un bollettino postale o fare qualsiasi altra pratica tramite Internet.

Ecco che, di nuovo, entra in ballo la politica.

La politica e la tecnologia

La politica e la tecnologia

Destinare fondi all'acquisto di tecnologia per le scuole, non è un punto di arrivo ma un punto di partenza e acquistare dei tablet, per farli finire in un magazzino o a casa di qualche poco onesto dipendente statale, non si può definire "Politica dell'Istruzione", tantomeno Alfabetizzazione Informatica.

La Politica, quella con la P maiuscola, dovrebbe occuparsi dell'intero processo istruttivo, definendo obiettivi all'avanguardia, indicando i percorsi e fornendo mezzi adeguati alla formazione dei ragazzi, quei ragazzi che domani dovranno essere in grado di mandare avanti questo Paese e forse l'intero pianeta!

Come? Il primo passo da fare è la formazione degli insegnanti, per renderli più simili al Professore di cui ho parlato nella precedente sezione, padroni della loro materia e aggiornati sulle tecnologie e sugli strumenti necessari per insegnarla.

Non servono insegnanti che in classe si limitino a leggere (o peggio, ripetere a memoria) il libro di testo scritto da un altro insegnante (forse peggiore di loro).

Come dicevo sempre alle persone alle quali tenevo corsi e che, mentre parlavo, si affannavano ad appuntare sui loro fogli tutto quello che usciva dalla mia bocca, «Le cose che vi dico le trovate già scritte nei libri e non c'è bisogno che le scriviate di nuovo. L'importante è che oggi impariate un metodo e per far questo ho bisogno che vi concentriate sull'ascolto e che mi chiediate di rispiegarvi quello che non vi è chiaro!».

Il metodo a cui mi riferivo è quello che oggi ci permette di selezionare e sfruttare l'enorme quantità d'informazioni disponibili, grazie alla tecnologia. Leggere un libro è importante ma è ancora più importante saper trovare le informazioni che ci servono per risolvere un particolare problema che ci si presenta in un particolare momento, perché non possiamo imparare a memoria tutti i libri esistenti su tutti gli argomenti!

Come lavoratore dipendente (non senza discussioni con i miei superiori) e come libero professionista, ho sempre investito gran parte del poco tempo libero "professionale" in due irrinunciabili attività:

  1. Immaginare possibili scenari, possibili problemi futuri ed esercitarmi a trovare la soluzione, in modo da essere sempre un passo avanti alle esigenze del mio reparto/cliente, trovare in continuazione soluzioni a problemi che ancora non sapevamo di avere.
    Questo non mi è servito tanto a risolvere i problemi quanto a imparare diversi metodi per affrontarli.
  2. Documentarmi sull'operato di persone più brave di me in diversi campi, cercando di approfondire quanto più possibile argomenti e metodi per me sconosciuti ma che potevano avere un'applicabilità nel mio settore.

Questo comportamento mi ha (quasi) sempre permesso di offrire un punto di vista ulteriore, "panoramico", quando ci si riuniva per affrontare un problema o una sfida professionale, spesso suggerendo soluzioni "alternative" alle quali non si sarebbe arrivati seguendo "la strada maestra".

Ovviamente, non sono stato esente da errori, ma ho cercato di sfruttare anche quelli come occasioni per imparare qualcosa di nuovo... e anche un po' d'umiltà.

Secondo me, una Politica "sana" dovrebbe fare altrettanto, guardare oltre "la procedura", chiedendosi in continuazione se non esiste un modo diverso per affrontare i singoli problemi ed estendendo questo metodo all'Insegnamento.

Alfabetizzazione Informatica nelle Imprese

Problemi e soluzioni

Le Imprese italiane (parlo di quelle vere, quelle fatte da Imprenditori e non da prenditori) sono tutte dei validi esempi di eroismo perché già il fatto di sopravvivere, quando lo Stato e la burocrazia fanno di tutto per farti fallire, è di per sé un grande successo!

Ciò premesso, oggi le piccole realtà imprenditoriali devono fare i conti con il Web e con l'elevata concorrenza che questa innovazione porta con sé, insieme alle grandissime opportunità.

Purtroppo, nella mia esperienza, ho dovuto constatare che soltanto una ridottissima percentuale di questi eroi ha una vaga idea di come funzioni il Web e di quali siano le strategie che necessariamente bisogna adottare per avere anche solo una minima possibilità di trarre benefici dalla creazione di un sito Web per la propria attività.

La maggior parte di loro sono convinti che il solo fatto di avere un sito Web porterà incrementi di fatturato mentre, nella realtà, soltanto pochi di loro otterranno questo risultato e solo lavorando sodo, come ho già avuto modo di spiegare nell'articolo "Aprire un Sito Internet conviene?".

Ecco che, anche nelle PMI, l'Alfabetizzazione Informatica fa sentire la sua mancanza... e non solo per quanto concerne il Web ma anche per tutto ciò che riguarda l'organizzazione dell'attività lavorativa, dal mancato utilizzo di strumenti come la Gestione Documentale fino ad arrivare ai più semplici tool che aiutano nel lavoro quotidiano.

L'aspetto peggiore di questa realtà è che frequentemente nell'Impresa italiana le soluzioni sono viste come problemi e viceversa!

Per esempio, un sito Web aziendale può essere visto come la soluzione al problema di un basso profitto mentre, a volte, ne è la causa.
Ma può anche verificarsi il fenomeno inverso: in un periodo di basso profitto si potrebbe migliorare realizzando un sito Web che porti nuovi Clienti, ma l'investimento per realizzarlo viene visto come un problema e non come una soluzione, perché mancano i mezzi culturali per fare una corretta analisi della situazione e investire efficacemente le poche risorse disponibili.

Io sono il primo ad affermare che l'informatica deve agevolare il lavoro e non ostacolarlo, ma spesso ci si ferma prima ancora di aver fatto una seria analisi costi/benefici che consenta di capire se una determinata soluzione possa effettivamente essere di aiuto e molto più spesso, purtroppo, non si è neanche a conoscenza di soluzioni, a volte gratuite, che consentono un efficientamento dell'attività lavorativa.

Come possiamo vincere la guerra della concorrenza "globalizzata" se gli altri combattono con i fucili laser mentre noi ci ostiniamo a difenderci con archi e frecce?

Se vuoi chiedere ulteriori spiegazioni o se vuoi esprimere la tua opinione non esitare a contattarmi!

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Grazie per avermi letto fin qui!

Fabio Donna

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